Premessa del giornalista:
In occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, abbiamo il grande piacere di intervistare l’Ingegner Roberto Mazzocchi, docente, esperto ed istruttore qualificato in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Figura di spicco nel panorama nazionale, l’Ingegner Mazzocchi ha dedicato la sua carriera all’educazione, alla formazione e alla tutela dei lavoratori, sviluppando metodologie innovative di prevenzione, analisi del rischio e promozione della cultura della sicurezza. Con una visione sempre aggiornata, attenta alle trasformazioni tecnologiche e sociali, Mazzocchi è oggi uno dei riferimenti più autorevoli per chi crede che ogni infortunio evitato sia una vita salvata.
Giornalista:
Ingegnere, grazie per essere con noi oggi. Cominciamo subito: a che punto siamo oggi, nel 2025, sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro?
Roberto Mazzocchi:
Grazie a voi per l’invito. Oggi, possiamo dire che in Italia e in Europa si è fatto molto, ma non abbastanza. I dati parlano chiaro: secondo gli ultimi rapporti INAIL, nel 2024 abbiamo registrato una lieve flessione del numero complessivo di infortuni, ma gli incidenti gravi e mortali restano ancora troppo elevati. Ogni anno, nel nostro Paese, si contano circa 600.000 denunce di infortunio e oltre 1.000 decessi sul lavoro. Queste cifre sono inaccettabili. Non dobbiamo mai assuefarci ai numeri: dietro ogni dato c’è una persona, una famiglia, una comunità colpita.
Giornalista:
Quali sono secondo lei i principali ostacoli alla piena affermazione della cultura della sicurezza?
Roberto Mazzocchi:
Il primo grande ostacolo è la mentalità. Troppe volte la sicurezza è vista come un obbligo burocratico e non come un vero valore. È fondamentale far capire ai lavoratori — ma soprattutto ai datori di lavoro e ai vertici aziendali — che la sicurezza è un investimento sulla vita e non un semplice costo da ridurre. La formazione spesso viene vissuta come una formalità, quando invece dovrebbe essere uno strumento per salvare vite. Dobbiamo lavorare molto sulla consapevolezza, sulla responsabilità personale e collettiva.
Giornalista:
Ingegnere, lei ha sempre sottolineato l’importanza della formazione. Cosa significa oggi “formare alla sicurezza”?
Roberto Mazzocchi:
Formare alla sicurezza oggi significa educare alla prevenzione, non semplicemente illustrare norme e procedure. Significa creare nei lavoratori la capacità di riconoscere i rischi, analizzarli e agire in autonomia per eliminarli o ridurli. Non basta più “sapere cosa fare”: bisogna interiorizzare il perché si fa sicurezza.
Per questo nei miei corsi insisto molto su tecniche esperienziali, simulazioni, analisi di incidenti reali. La sicurezza non si insegna solo a parole: si deve far vivere.
Giornalista:
Guardando al futuro, quale può essere il ruolo delle nuove tecnologie, in particolare dell’intelligenza artificiale, nella gestione della sicurezza sul lavoro?
Roberto Mazzocchi:
Un ruolo enorme. L’intelligenza artificiale può rivoluzionare la prevenzione degli infortuni. Penso ai sistemi predittivi che, analizzando dati di cantiere o di fabbrica, possono prevedere situazioni di rischio prima che si verifichino. Penso ai wearable devices — dispositivi indossabili — che monitorano in tempo reale parametri vitali e ambientali, lanciando allarmi immediati in caso di pericolo.
Anche nella formazione, l’IA può creare simulazioni immersive, realtà aumentate, percorsi formativi personalizzati in base alle reali competenze dei lavoratori.
Ma attenzione: la tecnologia deve essere uno strumento al servizio dell’uomo, non una scorciatoia. Serve sempre un’intelligenza critica umana che sappia interpretare e agire correttamente sulle informazioni che la tecnologia ci offre.
Giornalista:
Dal suo osservatorio privilegiato, quali passi concreti consiglia di intraprendere per migliorare davvero la situazione della sicurezza in Italia?
Roberto Mazzocchi:
Tre cose, semplici ma fondamentali.
Primo: formazione continua e di qualità, a tutti i livelli, senza mai abbassare la guardia.
Secondo: responsabilizzazione vera delle figure apicali: imprenditori, dirigenti e preposti devono capire che la sicurezza parte da loro, dal loro esempio quotidiano.
Terzo: integrazione della sicurezza nei processi aziendali, non come elemento accessorio ma come parte integrante del modo di lavorare. Se la sicurezza è considerata parte della produttività e non un intralcio, allora e solo allora si ottengono risultati duraturi.
Giornalista:
Infine, un messaggio che vorrebbe lasciare in questa giornata così importante?
Roberto Mazzocchi:
Vorrei dire questo: ogni volta che entriamo in un luogo di lavoro, ogni volta che indossiamo un elmetto, ogni volta che seguiamo una procedura di sicurezza, stiamo difendendo la nostra vita e quella dei nostri colleghi.
La sicurezza non è un vincolo: è un atto d’amore per noi stessi e per chi ci aspetta a casa.
Oggi, 28 aprile 2025, dobbiamo rinnovare questo impegno con ancora più forza, ricordandoci che dietro ogni numero c’è una storia che non può e non deve interrompersi.
Giornalista:
Ingegnere Mazzocchi, grazie per le sue parole profonde e per il suo lavoro quotidiano. Continuiamo a credere, insieme a lei, che un futuro senza morti sul lavoro sia possibile.